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Cheeeeeese !

Cheeeeeese !

 

È incredibile quanto poco ci ricordiamo quotidianamente della vita che viviamo, ma non lo sappiamo. Ricordiamo tutto, ma non lo sappiamo. Abbiamo dentro un hard disk più grande di ogni nostra immaginazione, ma non lo sappiamo. Insomma non sappiamo un granché. Obblighiamo noi stessi a non ricordare altrimenti sarebbe finita, sarebbero così tante le cose a cui pensare che forse non ci ricorderemmo di respirare, o di mangiare, o di dormire. Il cervello in verità registra tutto quello che viviamo, in ogni istante, in modo totale. In pratica, ogni ricordo che abbiamo nella testa non è soltanto una foto, ma anche un insieme di suoni, odori, sensazioni tattili, sapori che abbiamo assimilato. Il nostro cristallo esatto di un istante perfetto. Fin qui sono arrivato, in una circostanza allo stesso tempo nefasta quanto meravigliosa. Quello che suppongo, inoltre, è che la mente registri anche le emozioni. Con la musica succede sicuramente. Quando ascoltiamo una canzone allegra ma ci ricorda un momento triste, siamo tristi, e viceversa, se ascoltiamo un brano tristissimo e ci ricorda un evento esilarante, siamo allegri, ridiamo. Forse questo non può ricondursi a ogni senso però in generale registriamo anche come stavamo, emotivamente, in quel momento. Ora quello che mi chiedo è: e che me ne faccio di tutto questo? A istinto, vorrei ricordare come stavo. Vorrei sapere cosa sentivo, come vedevo il mondo, se lo vedevo uguale, se lo vedevo intero, frammentato, se avevo le farfalle nello stomaco o se invece erano indifferenti bachi embrioni mai usciti al sole. Per sapere chi sono, per sapere chi sono stato. A volte quando guardo gente molto più grande o molto più piccola di me mi chiedo cosa vivono. Come vede il mondo quel vecchietto seduto in riva al mare. Come vede il mare quel bambino che gironzola intorno alla sua sedia. Mi chiedo se io sono già quel vecchietto e sono ancora quel bambino, da qualche parte.
Le esperienze belle rendono questo tesoro che abbiamo prezioso, colorato, ci rendono forse anche più buoni. Ma non lo ricordiamo sempre. Le esperienze brutte l’opposto, e non le ricordiamo sempre, crediamo di cancellarle, anche se non è così (affrontarle, capitolo a parte). Mi chiedo anche se riuscendo a ricordare come stavo, posso anche capire perché ho fatto gli errori che ho fatto e cercare di migliorarmi, cosa che, da umano, provo, ma spesso fallisco. Mi chiedo se serva questa cosa o debba semplicemente fluire alla deriva senza intenzione. Dentro di me credo di sapere che non è così, però il dubbio mi viene, in fondo magari non devo fare assolutamente nulla e la tendenza ad evolvere è soltanto un nostro film, magari siamo un esperimento sociale di un dio giocherellone, o magari siamo noi gli dèi. Ma non lo sappiamo. Questo pensiero che scorre, così come gli altri che scrivo qui sempre di getto e che non rileggo mai (e a volte si vede), è la prova che dentro di noi abbiamo sia la domanda che la risposta (“che però è sbajata”). Di solito le persone preferiscono ricevere risposte più che domande. Le domande sono scomode e le risposte sono la soluzione, mentre secondo me è esattamente il contrario. Uno deve chiedersi le cose, semplicemente perché altrimenti non capisco cosa stia facendo qui, ed ora. Vivo e cerco di capire. Probabilmente non capirò mai abbastanza e non ricorderò mai abbastanza, in questa condizione di essere umano, però chi sono stato, chi sono, e chi sarò, wow, è un compito a casa da risolvere al più presto, scovando dentro di me ricordi, sensazioni ed emozioni, sogni e déjà vu, a occhi chiusi ed aperti.

Poi guardo il mare, scatto una foto e il mondo la scatta a me.
Cheeeeeese !

Commenti
  • Name
    03/09/2017

    Eppure, nei momenti piú intensi della nostra esistenza, momenti di felicitá o di dolore, eravamo cosí immersi nel presente da dimenticare il resto. Il passato, le nozioni, il quotidiano, tutto scompare, come se non avesse piú importanza chi siamo, ma cosa proviamo. E quella presenza emotiva cosí forte ci fará ricordare in futuro ogni dettaglio.
    Se il cervello per sua natura cancella un ricordo per aggiungerne uno nuovo, come sarebbe meglio dimenticare il titolo di una canzone piuttosto che la melodia, meglio aggiungere all’archivio il profumo di un abbraccio, il colore di uno sguardo, il suono di un sussurro.

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