Convinzioni
Il motivo per cui un giorno siamo in forma, un altro un po’ meno, un altro per niente, un altro siamo normali, in fondo non c’è. O meglio, non lo possiamo comprendere. In fondo sono migliaia i fattori a cui ogni giorno siamo esposti e che condizionano il nostro fisico, il nostro umore, la nostra mente. La luna, il clima, i pianeti, l’oroscopo cinese, cosa abbiamo cenato ieri, la maestra delle elementari, i sogni fatti, le cose da fare, il piede con il quale ci alziamo dal letto… Durante il giorno la maggior parte delle cose che facciamo le spendiamo inavvertitamente a correggere il tiro, per essere più normali possibili, per stare più nel modo in cui pensiamo che dovremmo stare possibile. E allora ecco che ci droghiamo di caffè, di tv, di social, di qualcosa, rimaniamo incantati davanti alla vita trasognanti senza un motivo, facciamo sport, ci cerchiamo nella meditazione di vario tipo, c’è chi fa yoga e chi fa boxe, a volte ci ritroviamo soltanto con un respiro nel momento giusto, ed ecco che andiamo avanti con la prossima sfida, in un susseguirsi tumultuoso di eventi che nelle ore si protraggono finché non ci addormentiamo di nuovo. E lì non ci fermiamo, perché subentra l’inconscio a parlare e ripulire, a dirci cose, a mostrarci con volti di altri personaggi le nostre stesse paure, i nostri veri misteri, le nostre vere verità, finché non ci svegliamo di nuovo, e ricomincia il circo dei modi di ritrovarsi, quasi istintivo, con ragionamenti così poco razionali che nel momento in cui -per caso- per un attimo abbiamo lucidità e presenza, ecco che capiamo quanto mediocri siamo la maggior parte del tempo e spazio. Forse basterebbe accettare la nostra condizione, prendendola, come fa l’aikido, e facendo fluire le energie verso dove -oggi- devono andare, sfruttando le loro forze a nostro stesso favore, così come un giorno è nuvoloso e un giorno è sereno, un altro giorno nevica e il giorno dopo, o la sera stessa, può splendere un enorme tramonto. Forse condurci verso dove siamo diretti è questione di non drogarci della nostra convinzione di dover essere sempre il nostro nome e cognome, il nostro lavoro, la nostra idea che abbiamo di noi, o che hanno gli altri, ma accettare di essere in ogni momento nuovi, in ogni momento in viaggio in un punto diverso del cosmo in un pianeta che viaggia a centinaia di migliaia di km orari nell’universo.