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Di Stanze

Di Stanze

 

In quante stanze avrò dormito. Non le ho mai contate. Ci sono molte cose che conto, ma non questa. Il più delle volte in un letto, ma anche in divani, divani letto, sedie, letti a castello, pavimenti, amache, in qualche casa, appartamento, bungalow, hotel, palazzi, grattacieli, capanne, soffitte, cantine, terrazzi, e così via. Camper, roulotte, tende, alberi o sotto le stelle non rientrano nella categoria, così come aerei e aeroporti, treni e stazioni, macchine e parcheggi, e navi. O forse queste ultime si. Diciamo un tetto e delle mura di qualsiasi materiale che lo reggano. Stanze. Mi piace pensare che in ognuna di queste ho lasciato il mio respiro, e quello di chi era con me, se c’era qualcuno, amori, amici, parenti, un animale, uno strumento. La memoria di un ricordo, di una frase detta, di un sospiro, di un sorriso, di un pensiero più o meno profondo, di una musica, di un ballo, di un colore preferito, di un sogno più o meno lucido, più o meno controllato, di un incubo, di un risveglio riposato. Viaggiando mi capita di non ricordare dove sono. Mi sveglio e bum! Quei cinque secondi per chiederti chi sei, poi dove sei, poi il perché. Il buongiorno del viaggiatore è sempre diverso. Presto, o tardi, c’è sempre un viaggio prima di casa, se la casa ce l’hai. Altrimenti diventa un altro viaggio, un altro segmento verso il prossimo riposo. Ho dormito in posti dove nella piega perfetta del lenzuolo vicino al cuscino c’era un cioccolatino, così come in una capanna crepata col letto di paglia e la porta che sbatteva. Il cioccolatino l’ho notato la mattina, sciolto sotto il braccio, e la porta mi ha fatto sognare voci inquietanti che parlavano in aymara. Non fa molta differenza. Ci sono posti in cui ti fermi e per un attimo il mondo si ferma con te, dove respiri allo stesso pulsare di un posto, dove ti nutri della notte e quando ti svegli sei un leone, così come alcuni in cui era meglio non fermarsi. Ci sono letti che non scorderai. Ci sono albe che ti scalderanno dentro, mentre una brezza leggera ti accarezza, svolazzando le tendine, dicendoti che anche se devi ripartire, un pezzetto di te resterà lì, per sempre, galleggiando insieme ai tuoi sguardi, parole e risate più forti, così come ai tuoi desideri più segreti e profondi, affinché qualcuno li respiri, e diventino una sua parte, così come del tutto che già siamo, e non sappiamo.