L’anno di sette mesi
L’anno dovrebbe essere fatto di 7 mesi. Dovrebbe cominciare a maggio. A maggio il mondo è bello e invitante di colori. Due mesi esatti di maggio, tutto in fiore, tutto verde, arrivano le rondini, a volte piove, ma tanto pasquetta è passata quindi nessuno si arrabbia. Il primo giorno dell’anno è il primo maggio, e va bene perché non piove mai il primo dell’anno. Concerti, grigliate, tutti a cantare e ballare allegramente -come dice Elio-, due mesi così, di primavera quella bella, poi si passa al terzo mese che è giugno, tutti in costume, tutti al mare, per i ragazzi ci sono gli esami e la gente esce a festeggiarli, insieme a qualche finale di qualche torneo di calcio, europei, mondiali, champions, o le olimpiadi, a nessuno frega molto poi di chi vince o chi perde. Non ci sono neanche le nazioni, figuriamoci le nazionali. Seguono il quarto e il quinto: due mesi di luglio, che iniziano con un evento sportivo di questi, ma poi intanto cominciano subito tantissimi festival musicali e di teatro all’aperto, nei quali non piove mai -piove il giusto, a volte e di mattina-, nessun concerto viene annullato, sono tutti gratis o costano poco perché ce ne sono molti e tutte le line up sono stratosferiche e non c’è neanche la fila dal paninaro per mangiare o bere, i panini sono buoni e di tutti i tipi, tutti i bagni sono enormi e non ci sono bagni chimici. Per arrivarci ci sono treni e bus a ogni ora e non ci sono ingorghi e non serve il parcheggio. Chi vuole va al mare di giorno, perché il mare -o il lago o il fiume- c’è ovunque ed è bellissimo. Poi la sera si fanno cene nei terrazzi, tutti ne hanno uno, si sta insieme, si gioca, si ride, si suona, si scherza. Finita questa estate non si passa per agosto, quando la gente va in ferie tutta insieme, creando un casino incredibile, peraltro in un mese dove spesso piove, c’è il bollino nero del traffico e non si capisce perché non è luglio il mese delle vacanze per tutti, se proprio poi debba esserci. Si passa quindi subito al sesto mese che comprende quel periodo tra metà settembre e metà ottobre, quando le foglie si ingialliscono e cadono, ci si copre con una felpetta benedetta, si esce un po’ meno, le giornate si accorciano, si guarda il mondo con aria nostalgica, si riflette un po’ sulla vita e sulla morte, si visitano musei gratuitamente, si va al cinema, si lavora tutti -come nel resto dell’anno- quattro o cinque ore al giorno, l’evoluzione ha fatto in modo che nessuno distingua il colore della pelle degli altri, si fanno passeggiate in montagna, qualcuno va a funghi, qualcuno fa sport, qualcuno fa il vino. Poi arriva il settimo mese, un mese di inverno. Un mese interamente di dicembre, ma dove nevica sicuramente: c’è un metro di neve, si gioca a pallate, si fanno pupazzi, si dà modo alla natura di morire per poi rinascere, e alla gente di vivere dentro, o di sciare, lo skipass è illimitato, si gioca a carte, si cucinano cose pesanti, si festeggia insieme Natale e Capodanno ma soltanto per stare insieme, il ricordo della religione è il tema principale delle barzellette, si ride, si scartano regali, si chiamano i parenti e amici lontani e si ricevono auguri un po’ più spesso, la speranza di vita media è di 140 anni e qualcosa dato che l’anno è più breve, che sono tutti molto più rilassati e che il sesso è considerato una cosa bella. Tutti sanno leggere e scrivere, parlano 4 lingue correntemente e ogni giorno ognuno pianta un albero, sul più forte dei quali un giorno si costruirà la propria capanna di legno antisismica, dalla quale poter guardare il mondo, riderci un po’ su, inventando storie fantastiche -molto più lunghe e complesse di questa- su come dovrebbero essere le cose dentro e fuori di noi, dimenticando per un attimo di essere grande, per ricordare, meglio, di rimanere bambino, fino a morire, ormai vecchio, di fanciullezza, dopo essere stato utile alla gente, e infine il bell’applauso scrosciante, grato, vero, sorridente, di tutti quanti.