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Un indovino mi disse

Un indovino mi disse

 

Chi non crede alle predizioni? Siamo tutti un po’ fan di Nostradamus. Tutti in fondo sospettiamo che il futuro, in qualche modo, sia delineato. Il fatalismo è innato in noi. Inutile negarlo. La scaramanzia e la superstizione, per lo più segno di credenza popolare, rispecchiano questo lato scritto nella pietra del nostro dna. La saggezza popolare si, è un’altra cosa. Ma il futuro, il mistero che aleggia sul domani è quasi un approdo sicuro, se visto con gli occhi di chi sa che il destino è segnato. I pianeti si allineano e dettano il nostro oroscopo, la luna e il sole si rincorrono e noi rispecchiamo le nostre anime nelle stelle. Secondo molti, le stesse religioni nascono dall’unire questi puntini e interpretarne la storia. Basta dunque guardare bene al cielo, per sapere come andrà a finire. Perché forse qualcuno sa come andrà a finire. Chi non legge l’oroscopo di Bob Brezsny legge probabilmente qualcos’altro, s’interessa di tarocchi, legge i simboli che l’universo gli presenta, probabilmente sale anche sul palco col piede destro. Interpreta. Cerca. Trova. Ci scherza su. O probabilmente nega. Però il 21 dicembre di quattro anni fa molta gente si aspettava addirittura la fine del mondo. A volte mi capita di far caso ai numeri che mi trovo davanti e di divertirmi a interpretarne il significato. Sono un fan dei numeri, e scherzo spesso -facendo finta di essere serio– a indovinare qualche altarino di chi ho davanti in base alla sua data di nascita. A volte ci prendo, a volte no. E allora ecco che vedo l’oroscopo di questa settimana e mi dice che potrei “perfino arrivare alla rilassante presa di coscienza che per essere felice non hai bisogno di tante cose come immaginavi”. Questa cosa l’ho scritta in questo blog esattamente una settimana fa. C’ho preso. Ma, oltre alla fortuna, non è che abbiamo già, tutti, dentro di noi un microchip installato, che ci fa intravedere o sentire qualcosa? O soltanto alcune persone riescono a leggere tra le righe del mondo?

Nella primavera del ’76, un vecchio indovino disse a Tiziano Terzani che qualche anno dopo, nel ’93, non avrebbe dovuto volare, altrimenti avrebbe rischiato la vita. Lui gli diede retta, e non volò. Durante un anno cambiò modo di vivere e di lavorare. Per un giornalista corrispondente in Asia non prendere aerei, elicotteri, insomma doversi spostare via terra o via mare era già allora un gran rallentare dei tempi. Se ne fregò, rilanciando: viaggiò in auto, treno, nave, a piedi, cercando, durante i suoi tragitti, di conoscere più indovini possibili, maghi, stregoni, ciarlatani, maestri, guru, e chiunque avesse intorno l’aura o la fama di santone e che potesse prevedere il futuro, il passato, il presente. Quella fu l’occasione di vedere un continente già così misterioso con occhi nuovi – e sempre intelligenti – ma comunque curiosi. Gli servì davvero perché un elicottero che avrebbe dovuto prendere effettivamente cadde. Preferisco pensare che quel modo diverso di viaggiare lo formò ancora di più, donandogli la possibilità di vedere il mondo da una prospettiva diversa.

L’anno scorso è successo anche a me: mentre facevo dei giri prima di una partenza, sono capitato sotto lo sguardo indagatore di uno di questi personaggi. Mi ha letto la mano, e mi ha detto di non guidare mai, il 16 di agosto. Storia vera. Oggi, 16 agosto, non ho guidato, e fino a stasera, o domani, non lo farò, così come ogni 16 di agosto. Non sono un gran superstizioso. Però, non si sa mai. Credo lo avreste fatto anche voi. Quindi ne ho approfittato per andare a piedi, stare con le persone a cui tengo e per scrivere canzoni tutto il giorno. E per scrivere questo articolo, di fretta (come potrete indovinare), dopo le canzoni. La mia vita non è cambiata radicalmente, in fondo il gioco dura soltanto un giorno. Però ho pensato molto a quanto sia importante, a volte, non sapere nulla del proprio futuro. Proprio come diceva Doc, Grande Giove!

Improvvisare, essere presenti, stare sul pezzo, decostruire e costruire una realtà sempre migliore e sempre più simile alla nostra anima, rimanendo sempre in viaggio.
E sarà sempre 1993 o 16 agosto, non ci saranno profezie e scaramanzie, ma avremo sempre occhi nuovi e curiosi, e nuove avventure da vivere.